Universo elegante – L’undicesima dimensione – The Elegant Universe – String Theory
La teoria del tutto, la teoria delle stringhe. Un meraviglioso viaggio all’interno di un nuovo modo di percepire l’universo, visto e spiegato come tante frequenze, tante vibrazioni, di diversi strumenti musicali, che compongono una grandiosa sinfonia cosmica…
The Elegant Universe, PBS, Brian Greene on quantum mechanics and string theory. (YouTube)
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Difficile essere sicuri di qualcosa. :)
Per quello che posso capire, mi pare che quando si parla di “vuoto” ci si riferisca all’assenza (o quasi) di oggetti dotati di massa. Questo e` un pensiero intuitivo che deriva dal nostro dare per scontata la presenza di massa. Vivendo su un pianeta, diamo per scontate una marea di altre cose che, al di fuori del nostro quadro di riferimento, invece, non lo sono.
Ci aspettiamo, intuitivamente, di trovare sempre qualcosa che sia una variante di cio` che gia` conosciamo. Per una questione di economia cognitiva, tendiamo a ripercorrere gli stessi percorsi mentali e mnemonici che, grazie all’esperienza, abbiamo rinforzato. Ed in questi, inoltre, tendiamo ad infilare anche cio` che e` nuovo.
C’e` un pezzo di dialogo nel romanzo Solaris (prevedibilmente, sono un appassionato di fantascienza), che mi viene spesso in mente, anche quando non e` completamente a tema.
“Noi partiamo per lo spazio preparati a tutto, cioè pronti al sacrificio, alla solitudine, alla lotta, alla morte. Per modestia, non lo diciamo ad alta voce, ma lo pensiamo dentro di noi di tanto in tanto; pensiamo di essere eccezionali. Intanto, però, non è tutto, il nostro zelo si rivela una posa. Non abbiamo nessuna voglia di conquistare il cosmo, noi vogliamo soltanto allargare fino ai suoi ultimi confini le frontiere della Terra. Certi pianeti devono essere deserti come il Sahara, altri freddi e ghiacciati come il Polo o tropicali come la giungla del Brasile. Siamo umanitari e nobili, non abbiamo intenzione di conquistare altre razze, vogliamo solo trasmettere i nostri valori e in cambio impadronirci del loro patrimonio. Ci crediamo cavalieri dell’ordine del Santo Contatto. Questa è una bugia. Noi cerchiamo solo l’uomo. Non abbiamo bisogno di altri mondi, abbiamo bisogno di specchi. Non sappiamo che cosa farcene degli altri mondi. Uno ci basta, quello in cui sguazziamo. Vogliamo trovare il ritratto idealizzato del nostro mondo! Cerchiamo dei pianeti con una civiltà migliore della nostra… ma che sia l’immagine evoluta di quel prototipo che è il nostro passato primordiale. Dall’altro lato, c’è in noi qualcosa che non accettiamo, contro cui lottiamo; ma che comunque resta, perché dalla Terra non abbiamo portato un distillato di virtù o una statua alata dell’uomo! Siamo arrivati qua così come siamo realmente, e quando l’altra faccia, cioè la parte che manteniamo segreta, si mostra com’è veramente… non riusciamo ad andarci d’accordo!”
Insomma, tendiamo ad essere assai antropocentrici e, secondo me, anche biocentrici (diamo maggior rilevanza al fenomeno della vita, che non ad altri magari anche piu` complessi, fenomeni), perche` sono caratteristiche che ci coinvolgono direttamente.
Oh beh, non e` proprio la stessa cosa, ma con una similitudine piu` terra-terra, basterebbe pensare all’arcobaleno, che emerge come interazione fra i miei occhi, la luce e l’oggetto in cui essa si rifrange e diffonde. Il particolare arcobaleno che io vedo, non puo` mai essere identico a quello visto da un’altra persona.
Ma giusto per curiosita`, hai mai ascoltato niente del filone musica della ‘kosmiche musik’? Klaus Schulze, Tangerine Dream, Popol Vuh (e, al di fuori del genere, ma comunque a tema cosmico e divertentissimi: quei matti dei Gong), Edward Artemiev (compose le colonne sonore di alcuni famosi film di Tarkowskij: Solaris, Stalker, Lo specchio)?
https://neuroneproteso.wordpress.com/2011/09/24/musica-cosmica/
Molto interessante, grazie.
Il mio dubbio è sul vuoto cosmico: siamo sicuri che sia davvero “vuoto”?
Mi ha colpito molto una cosa detta proprio all’inizio del documentario, cioe` il fatto che sara` mai possibile osservare le stringhe. Ho immaginato che fosse per un problema di ricorsivita`, ma faccio un po’ fatica a spiegare l’immagine che ho avuto. Come se cio` che dovremmo usare per fare la misurazione dovesse inevitabilmente far parte di cio` che dovrebbe misurare. In pratica troviamo che, andando a studiare le fondamenta della realta`, ci troviamo nel campo dei teoremi Goedel.
(Almeno… cosi`, ad intuito)
Quanto alla possibilità di “osservare”, a cosa significhi “osservare” in quantistica e cosa possa comportare tale “osservazione”, rilancio con:
“Quando osservi una stella, cosa stai realmente vedendo?”
http://www.denebofficial.com/DENEB/?p=1927
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Bellissimo…è spiegato molto bene.