Credit: David A. Aguilar (CfA)
Il rilevamento di mondi alieni pone una sfida significativa perché sono piccoli, deboli, e vicino alle loro stelle. Le due tecniche più efficaci per la ricerca di pianeti extrasolari riguardano rispettivamente la velocità radiale (ricerca di oscillazione delle stelle) e i transiti, ovvero l’oscuramento delle stelle durante il passaggio orbitale dei pianeti.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv e dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CFA) ha appena scoperto un pianeta extrasolare con un nuovo metodo che si basa sulla teoria speciale della relatività di Einstein.
“Siamo alla ricerca di effetti molto sottili. Avevamo bisogno di misurazioni di alta qualità della luminosità stellare, accurate a poche parti per milione,” ha detto il membro del team di ricerca David Latham del TUF. Il nuovo metodo cerca i tre piccoli effetti che si verificano contemporaneamente quando un pianeta orbita intorno alla sua stella. L’effetto “raggiante” di Einstein, ovvero l’aumento della luminosità in fase in avvicinamento grazie al campo gravitazionale, mentre si affievolisce come il pianeta si allontana. L’aumento nella luminosità è dovuta da fotoni che aumentano a livello di energia ed anche dal fatto che la luce viene concentrata nella direzione del movimento della stella, per via degli effetti relativistici. “Questa è la prima volta che questo aspetto della teoria sulla relatività di Einstein è stata usata per scoprire una Pianeta”, commenta Tsevi Mazeh dell’Università di Tel Aviv.
Detecting alien worlds presents a significant challenge since they are small, faint, and close to their stars. The two most prolific techniques for finding exoplanets are radial velocity (looking for wobbling stars) and transits (looking for dimming stars).
A team at Tel Aviv University and the Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics (CfA) has just discovered an exoplanet using a new method that relies on Einstein’s special theory of relativity.
“We are looking for very subtle effects. We needed high quality measurements of stellar brightnesses, accurate to a few parts per million,” said team member David Latham of the CfA. The new method looks for three small effects that occur simultaneously as a planet orbits the star. Einstein’s “beaming” effect causes the star to brighten as it moves toward us, tugged by the planet, and dim as it moves away. The brightening results from photons “piling up” in energy, as well as light getting focused in the direction of the star’s motion due to relativistic effects. “This is the first time that this aspect of Einstein’s theory of relativity has been used to discover a planet,” said co-author Tsevi Mazeh of Tel Aviv University.
Source/Continue reading → Phys.org
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