Un team combinato di ricercatori provenienti da Giappone e Stati Uniti ha trovato particelle di polvere di cometa in ghiaccio estratto in Antartide: è la prima volta che particelle di polvere di comete sono state trovate sulla superficie della Terra.
Nel loro articolo pubblicato sulla rivista Earth and Planetary Science Letters, i ricercatori descrivono come hanno trovato le particelle di polvere e quello che hanno dedotto dalle loro analisi. Trovare campioni di materiale proveniente da una cometa non è un’impresa facile, l’invio di sonde che le possano raggiungere e far ritorno sulla Terra è un evento raro, lo sappiamo.
Per questo motivo gli scienziati hanno preso campioni fluttuanti nell’atmosfera alta della Terra, un approccio che ha i suoi limiti in quanto prevede l’utilizzo di un supporto capace di intrappolare alcune delle particelle di polvere, ma che lascia residui di oli su campioni che sono ulteriormente sporcati con solventi usati per pulirli. In questo ultimo sforzo invece, i ricercatori hanno perforato in profondità per circa 58 metri tra la neve e i ghiacci dell’Antartico, in un luogo chiamato Tottuki Point. Una volta nel loro laboratorio, quando il ghiaccio si è sciolto, i ricercatori hanno trovato tra le altre cose, particelle di polvere estremamente piccole (da 10 a poco più di 60 micrometri) che inizialmente credevano essere polvere di meteorite. Analisi successive tuttavia hanno invece mostrato che le particelle (note come condritiche porose, ovvero particelle di polvere interplanetaria) erano una copia quasi perfetta di campioni di cometa raccolti dalla NASA con il suo progetto della sonda Stardust e i campioni presenti in atmosfera.
A combined team of researchers from Japan and the U.S. has found particles of comet dust in ice extracted from the Antarctic—the first time comet dust particles have been found on the surface of the Earth.
In their paper published in the journal Earth and Planetary Science Letters, the researchers describe how they found the dust particles and what they’ve learned by analyzing them. Finding samples of material from a comet is no easy feat, sending probes to them and back is a rare occurrence. Because of that, scientists have taken to collecting samples floating about high in the Earth’s the atmosphere—an approach that has its limitations as it involves using a sticky sheet that nets few of the dust particles and which leaves oils on the samples which are further dirtied by solvents meant to clean them. In this latest effort, the researchers drilled down approximately 58 feet into the Antarctic snow and ice at a place called Tottuki Point. When the ice was melted back in their lab, the researchers found, among other things, extremely tiny (10 to just over 60 micrometers) dust particles which they initially believed to be meteorite dust. Subsequent analysis however showed that the particles (known as chondritic porous interplanetary dust particles) were a near perfect match to comet samples collected by NASA with its Stardust probe project and samples found in the atmosphere.
Source/Continue reading → Phys.org
Dunque si torna a parlare di comete. Pare proprio il periodo giusto!
Da sempre ritenuti oggetti affascinanti e portatrici di nuove, mai come ora ci si appresta a scoprirne i segreti.
E’ di pochi giorni fa il successo della missione Rosetta con l’atterraggio, anzi, con l’accometaggio del piccolo lander Philae sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko. Ma ci pensate, dieci anni di viaggio per arrivare a raggiungere questo agglomerato di roccia, polveri e soprattutto ghiaccio, che sfreccia nello spazio seguendo la sua orbita, lasciandosi alle spalle quella zona ancora così misteriosa da cui provengono le comete: la Nube di Oort, una zona troppo buia e troppo lontana per essere osservata dalle attuali strumentazioni.
La sua corsa la porterà vicinissima al Sole, così come destino più o meno comune a tutte le comete: la sublimazione delle sostanze volatili quando la cometa è in prossimità del Sole causa la formazione della chioma e della coda.
Nel frattempo Philae però ha già raccolto del materiale e svelato di aver trovato delle molecole organiche. Anche se non è stata ancora diffusa la precisa natura di queste molecole, viste le analisi tutt’ora in corso, stiamo parlando molto probabilmente di ingredienti per la vita. La teoria della panspermia quindi prende sempre più forza, mentre le comete vengono ancora più fortemente riconosciute come vettori cosmici della vita. Trovare per la prima volta polvere di comete sulla Terra, come ci rivela il team di scienziati in questo articolo, è l’ennesimo indizio che suffraga il compito di questi oggetti celesti nel distribuire sui pianeti elementi utili affinchè la vita possa avere luogo. Ciò di cui siamo fatti arriva dalle stelle e con maggiore presa di coscienza, che quegli elementi sono arrivati su questo pianeta attraverso il cuore ghiacciato di questi meravigliosi oggetti celesti. E non sarebbe una favola!
Pensate solo per un secondo questo meccanismo quanti altri pianeti potrebbe avere interessato.
Non si conterebbero nemmeno! La questione si sposterebbe quindi non su “quanti” ma su “quali”.
Forse la domanda “siamo soli nell’universo?” potrebbe trovare presto una risposta.
Ci avevate pensato?