Tutto ciò che noi chiamiamo reale è fatto di cose che non possono essere considerate reali.
Niels Bohr
Everything we call real is made of things that cannot be regarded as real.
Niels Bohr
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Cos’è per noi reale?
E’ tutto ciò che concerne il mondo in cui viviamo, dove il concetto causa-effetto è associato allo spazio-tempo, così come previsto dalla relatività di Albert Einstein.
Ma se ci spostiamo nel micro-mondo delle particelle, il mondo dei quanti, tutto questo non esiste!
Ecco perché fisici come Bohr e Feynman, e tanti altri, hanno più volte sostenuto che chi non rimane profondamente “destabilizzato” dalla fisica quantistica, vuole dire che non ne ha inteso il meccanismo.
Provo a spiegarlo, umilmente, con le mie parole.
Noi siamo abituati a pensare il nostro mondo situato in una dimensione in cui lo spazio-tempo determina il meccanismo fisico di causa-effetto: ovvero, per compiere una qualsiasi azione, anche la più veloce, ricordando che Einstein ci ha insegnato che nulla può andare più veloce della luce; dicevo, per compiere una qualsiasi azione si parte dal momento in cui si inizia l’azione, fino al compimento della stessa: esiste l’intercorrere del tempo, anche infinitesimale fra inizio e fine.
Facciamo un esempio: su un tavolo ho una piccola sfera di cristallo, immobile al centro del piano. Ebbene, se decido di darle una spinta passerà del tempo fra il momento in cui tocco quella sfera e il momento in cui cadrà a terra.
L’azione causa-effetto è chiara.
In fisica quantistica tutto ciò viene completamente ignorato ed invece esiste lo stato sincronico, detto “non locale”, dell’entanglement quantistico.
Prendiamo due elettroni all’interno del loro orbitale. Sappiamo prima di tutto che secondo quanto stabilito dal Principio di esclusione di Pauli, dove si evince la possibilità che all’interno dello stesso orbitale possono esserci al massimo due elettroni e con spin (senso di rotazione) contrario, questi due elettroni siano quindi in stato di “Entanglement” che in inglese vuole dire “intreccio”.
Questo meccanismo è assai più profondo di un semplice collegamento. Se decidiamo di separare questi due elettroni, portandone uno al polo nord e l’altro al polo sud e decidessimo di “osservare” il primo, questo cambierebbe senso di rotazione e l’altro, simultaneamente e sincronicamente, farebbe altrettanto.
Non c’è spazio-tempo: il concetto di non-località è immediato, non c’è un prima e dopo, ma la simultaneità.
Ma non è finita qui! Quando dicevo che basta “osservare” il primo elettrone per cambiarne lo spin, dicevo letteralmente: il semplice atto di “osservare” in fisica quantistica, non solo determina la posizione dell’oggetto osservato, ma lo modifica. Lo “crea”.
Fino a che l’oggetto non è osservato esso esiste nella cosiddetta Funzione d’onda, una specie di area probabilistica, di cui parlerò più dettagliatamente qui sul mio blog e per farlo vi presenterò il famoso “Gatto di Schrödinger” e il paradosso che lo riguarda!
Quando si parla di sincronicità si entra quindi di petto nel meccanismo dell’entanglement quantistico e del suo bizzarro ed unico Universo, le cui ripercussioni all’interno del macro mondo sono materia per me sorgente di continua ricerca e di fascino infinito.
Deneb
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