Sulla Cometa di Rosetta Micro-Organismi in attività? – 67P/Churyumov-Gerasimenko: #LifeOnAComet?

Sulla Cometa di Rosetta Micro-Organismi in attività? -  67P/Churyumov-Gerasimenko: #LifeOnAComet?
Credit: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA

L’Agenzia Spaziale Europea con la Missione Rosetta ha da poco fatto sapere del risveglio del piccolo lander Philae atterrato sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko lo scorso novembre e quasi subito entrato in ibernazione. Su Twitter si è passati dall’hashtag #CometLanding, ovvero “atterraggio sulla cometa”, a #LivingOnAComet, “vivendo su una cometa” tramutato di recente in #LifeOnAComet, letteralmente “vita su una cometa” e forse non si riferisce solo allo stato vitale del robottino tornato operativo. Le comete sono da tempo ritenute vettori di vita, grandi frigoriferi cosmici che possono trasportare non solo acqua ma anche altri elementi base per la vita se non addirittura micro-organismi già formati. Ed è su questa possibilità illustrata da un articolo pubblicato dalla Royal Astronomical Society che si basa un modello elaborato da due astronomi inglesi che analizzando i dati forniti da Rosetta e Philae ritengono plausibile la presenza di vita sulla cometa 67P la quale può avere contribuito a forgiarne forma e natura. I dettagli nell’articolo a seguire. Questo studio, se confermato, rivelerebbe non solo l’esistenza di vita extraterrestre, ma anche la teoria della pansmermia e la distribuzione/veicolazione di vita nell’Universo da parte delle comete.
Vita nel ghiaccio? Sì, è possibile.

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La cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, studiata nei minimi dettagli da parte dell’Agenzia Spaziale Europea attraverso i veicoli spaziali Rosetta e Philae da settembre del 2014, è un corpo con caratteristiche distinte e inaspettate. Ora due astronomi hanno una spiegazione radicale per le sue proprietà: microrganismi che modellano l’attività cometaria.

Il dottor Max Wallis dell’Università di Cardiff ha esposto lo studio lo scorso 6 luglio presso il Meeting Nazionale di Astronomia a Venue Cymru di Llandudno, nel Galles. Dati forniti da Rosetta hanno rivelato la forma irregolare della cometa 67P, quasi a ricordare la forma di un’anatra, con circa 4,3 per 4,1 km di estensione. La cometa sembra presentarsi con una crosta scura e ghiaccio sottostante. Le immagini mostrano poi grandi “mari” lisci, crateri a fondo piatto e con una superficie costellata di enormi massi. I laghi vulcanici sono specchi d’acqua sovrastati da detriti organici nuovamente congelati. Solchi paralleli riguardano la flessione dei doppi lobi del corpo asimmetrico e filature che generano fratture nel ghiaccio sottostante.
Il Dr Wallis, e il suo collega professor Chandra Wickramasinghe, direttore del Centro di Astrobiologia di Buckingham, sostengono che queste caratteristiche sono tutte coerenti con la possibile attività di micro- organismi che possono essere supportati da un misto di ghiaccio e materiale organico della cometa, che si consolida con il riscaldamento del sole durante il percorso orbitante della cometa nello spazio.
Nel modello i microrganismi probabilmente richiedono la presenza di acqua liquida per colonizzare la cometa e potrebbero abitare nelle crepe tra ghiaccio e ‘neve’. Organismi contenenti sali antigelo sono particolarmente abili ad adattarsi a queste condizioni e alcuni potrebbero essere attivi a temperature fino a -40 gradi Celsius. Aree esposte alla luce solare della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko hanno sperimentato questa temperatura lo scorso settembre, quando a 500 milioni di km dal Sole le deboli emissioni di gas erano evidenti. Mentre la cometa viaggia verso il suo punto più vicino al Sole detto perielio, a 195 milioni di km, la temperatura aumenta così come il gas, e microrganismi dovrebbero poter diventare sempre più attivi.
Il Dott Wallis ha detto: “Rosetta ha già dimostrato che la cometa non deve essere vista come un oggetto inattivo surgelato, ma come un corpo che supporta processi geologici e che potrebbe essere più ospitale verso forme di micro-vita rispetto alle nostre regioni artiche e antartiche”.

Comet 67P/Churyumov–Gerasimenko, studied in detail by the European Space Agency Rosetta and Philae spacecraft since September 2014, is a body with distinct and unexpected features. Now two astronomers have a radical explanation for its properties – micro-organisms that shape cometary activity.

Dr Max Wallis of the University of Cardiff set out their ideas today (Monday 6 July) at the National Astronomy Meeting at Venue Cymru in Llandudno, Wales. Rosetta data have revealed an irregular ‘duck shaped’ comet with about 4.3 by 4.1 km in extent. It appears to have a black crust and underlying ice and images show large, smooth ‘seas’, flat-bottomed craters and a surface peppered with mega-boulders. The crater lakes are re-frozen bodies of water overlain with organic debris. Parallel furrows relate to the flexing of the asymmetric and spinning double-lobed body, which generates fractures in the ice beneath. Dr Wallis, and his colleague Professor Chandra Wickramasinghe, Director of the Buckingham Centre for Astrobiology, argue that these features are all consistent with a mixture of ice and organic material that consolidate under the sun’s warming during the comet’s orbiting in space, when active micro-organisms can be supported. In their model, the micro-organisms probably require liquid water bodies to colonise the comet and could inhabit cracks in its ice and ‘snow’. Organisms containing anti-freeze salts are particularly good at adapting to these conditions and some could be active at temperatures as low as -40 degrees Celsius. Sunlit areas of P/67 Churyumov-Gerasimenko have approached this temperature last September, when at 500 million km from the Sun and weak gas emissions were evident. As it travels to its closest point to the Sun – perihelion at 195 million km – the temperature is rising, gassing increasing and the micro-organisms should become increasingly active. Dr Wallis said: “Rosetta has already shown that the comet is not to be seen as a deep-frozen inactive body, but supports geological processes and could be more hospitable to micro-life than our Arctic and Antarctic regions”.

Source/Continue reading → Phys.org

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